Storia - Comune di Macherio (MB)

Territorio | Storia - Comune di Macherio (MB)

Un po' di Storia di MACHERIO

 
Provincia di Monza e Brianza
Abitanti: 7.528 al 31/12/2018
Superficie: Kmq. 3,21
Altitudine: m. 215

Comuni limitrofi: Triuggio, Lesmo, Biassono, Lissone, Sovico.

Macherio si trova esattamente a metà strada tra Monza e Carate Brianza, ai piedi dei colli briantei.
Il suo territorio si estende a forma affusolata tra Lissone e Canonica Lambro, con confine naturale il fiume, una volta meta non solo di nuotatori ma anche di pescatori.
Incerta è l' origine del nome. Qualcuno vi legge "Maccarius" o "Macharius", a significare la presenza romana sul territorio; per altri deriverebbe da "Maccaja", località umida e franosa.

Il primo cenno storico sicuro è del 1289. Tra le chiese e gli altari della Pieve di Desio, elencati nel "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani", si trova pure Macherio.
La chiesa parrocchiale fu costruita alla fine del XV secolo, con forme e dimensioni assai diverse dalle attuali (a parte la cupola, rifatta nel 1952 dopo uno spaventoso crollo avvenuto, fortunatamente, di notte), giustificate dal modesto numero di abitanti che, secondo il censimento del 1530, ammontavano a 106 "bocche": 97 rurali e 9 nobili esenti dal pagamento della tassa sul sale.

La popolazione rimarrà sostanzialmente stabile per oltre due secoli, per ricominciare a salire ininterrottamente dalla fine del '700 (quasi 900 unità): gli abitanti diverranno 2000 un secolo più tardi, 3000 negli anni '40, più di 6000 nel 1981.
Prima dell' avvento della grande industria, l'economia si basava sulla coltivazione della vite, dei gelsi e delle biade.
Almeno metà del territorio era lasciato a bosco. Diffusissimo dalla prima metà del secolo XIX, l'allevamento del baco da seta, che ebbe notevole incidenza anche sulla struttura edilizia per lo più dei cortili, come pure l'uso dei telai a domicilio.

Nell'Ottocento proprietarie di gran parte dei terreni e delle abitazioni furono le più grandi famiglie milanesi: Visconti, Greppi, Belgioioso, Verri, Taverna, Maggi; gli stessi nomi che si ritrovano tra i deputati all'estimo durante il Regno Lombardo-Veneto e tra gli assessori dopo la proclamazione del Regno d'Italia.
Fino alla fine del secolo XIX, quando industrie (secondo un' inchiesta del 1885 si contavano in tre opifici di tessitura "operai maschi circa 100; operaie femmine circa ottanta; al di sotto di quattordici anni....una ventina") e ferrovia (il 27/08/1888 duemila persone applaudono all' arrivo del primo treno) cambieranno radicalmente costumi e tenore di vita, la situazione può essere riassunta con le parole della Deputazione Comunale di Macherio in una lettera del 19/03/1847: "L'attuale scarsità ed alterazione de prezzi de generi, nonchè i cessati lavorerj massime da tessitore, hanno reso viepiù maggiore l'indigenza, giacchè la massima parte già da qualche mese che trovansi privi non solo di mezzi necessari di vivere essi e la propria tenera figliuolanza, ma benanco privi di lavorj, per cuj languiscono in un compassionevole e deplorabile stato".

Si doveva trattare di quasi tutti i macheriesi, se ancora nel 1885 artigiani, negozianti, professionisti, industriali e possidenti erano in tutto meno di 40: 4 industriali tessili, 3 falegnami, 1 calzolaio, 1 sarto, 3 sacerdoti, 1 medico, ben 6 osti, 2 fruttivendoli, 2 prestinai, 1 merciaiolo, 2 licciatori, 8 possidenti; 8 tra osti e fruttivendoli sono anche "pizzicagnoli".

Oggi è scomparsa completamente l' attività agricola. Due terzi della popolazione attiva sono impiegati nel ramo industriale, dove, accanto al tradizionale settore tessile, primeggiano il matalmeccanico e il chimico.

L'altra grande fonte di reddito è costituita dall' artigianato che, soprattutto nella frazione Bareggia (appartenente per metà a Macherio e per metà a Lissone), vuol dire mobile.
Le nuove esigenze produttive hanno naturalmente cambiato il volto urbanistico del paese. Le stesse campagne che separavano il centro dalle cascine delle frazioni hanno lasciato il posto a molte costruzioni per lo più unifamiliari, senza per la verità deturpare molto l'ambiente.
Il centro storico si è invece conservato quasi completamente, con la ristrutturazione recente di alcuni dei più antichi cortili.

Di notevole interesse sono tuttora alcuni edifici: la splendida villa Belvedere, già proprietà Visconti, con il suo vasto e sfarzoso parco; l'oratorio di San Cassiano, meglio conosciuto come chiesetta del cimitero, risalente al XVI secolo; l'oratorio di Santa Margherita alla Cascina Torrette, che probabilmente data 1300.
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